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Per educare ci vuole tempo

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Nell’era della velocità, delle notizie istantanee e delle scelte immediate, aspettare, attendere, non lasciarsi travolgere dall’attimo fuggente è diventato un privilegio che si concedono in pochi. Così la pazienza è diventata una virtù sempre più rara. Non le riconosciamo più nessun valore che invece è essenziale nei rapporti umani. Viviamo nell’era dell’alta velocità, del “tutto e subito”: i nostri orologi sono sempre sincronizzati a scadenze in arrivo, a impegni da rispettare e a programmi da portare a termine. Invece la pazienza esige una dilatazione del presente, un suo allungamento, una sosta nell’incessante divenire. E’proprio il saper attendere, che ci consente di aspettare il momento giusto, la maturazione delle cose e non il loro svanire prima che vengano messe a fuoco.

Nella società di oggi pare impossibile fermarsi; tutto viene vissuto velocemente, con fretta e con ansia:  tempi sempre più stretti, giornate così cariche che dovrebbero essere di 48 ore. La velocità è funzionale ad arrivare in tempo al lavoro, a portare i figli a scuola in orario e a fare altre mille attività. Perché nella corsa forsennata di tutti i giorni può accadere che gli impegni si accumulino e crei stress anche ciò che dovrebbe invece dare ristoro. Andiamo di fretta senza accorgercene; bruciamo tanti momenti col rischio di non riuscire a  gustare  le esperienze che facciamo. La fretta è nemica delle relazioni perché ci fa perdere  il gusto dello stare bene con gli altri, in  modo rispettoso  ed attento. La fretta danneggia anche la relazione con noi stessi perché correndo non ci fermiamo a pensare, a riflettere, a comprendere ciò che è bene e ciò che è male per la nostra vita. In famiglia e a scuola questo può creare gravi problemi sia agli adulti che ai bambini. Nella velocità sfuggono tante cose, particolari importanti. “Non mi ero accorta che mio figlio stesse così male”. “Non pensavo che mia figlia soffrisse perché ero più assente del solito”. La fretta ci porta ad essere impulsivi, disattenti, superficiali. Per fretta blocchiamo la comunicazione di un figlio, diciamo frasi sbagliate, ci poniamo in modo brusco. Non rallentare diventa uno stile di vita anche per i figli che imparano a fare i compiti in poco tempo e male, a non saper stare in silenzio un attimo, a prevaricare gli altri per i propri bisogni. La velocità può diventare uno sorta di droga. Ci si accorge di questa forma di dipendenza quando ci si ferma, si rallenta e si comincia a sentire una specie di disagio.  Dal disagio si aprono due strade possibili: riprendere a correre, per non entrare in contatto con la propria parte “in crisi” oppure  utilizzare ciò che si prova per introdurre cambiamenti ed apprendere qualcosa di nuovo. Bisogna riflette, dunque, per essere pazienti, prendersi il tempo necessario, tirare un respiro prima di parlare, ascoltare. Le cose belle accadono a chi sa aspettare, a chi conosce il valore della pazienza, a chi coltiva il suo orto con impegno, sforzo e dedizione.

Tutto ciò che ci richiede di attendere con pazienza crea intorno a noi un alone di entusiasmo e di aspettative. Il mondo di oggi non sa più cosa significa aspettare e osservare la natura è sempre di grande ispirazione: il saper aspettare di un bulbo per diventare uno tulipano, il saper aspettare di una crisalide per diventare una splendida farfalla. Un fiume scava con il tempo la sua corsa verso il mare. La vita aspetta silenziosa sotto la neve che passi l’inverno. Tutto, quando sarà il momento, troverà il suo senso, scoprirà il suo ruolo. E’così che dobbiamo essere noi nei confronti dell’esistenza: umili nel saper aspettare, attenti a dare quotidianamente il nostro meglio e pronti ad entrare “in campo” ogni volta che saremo chiamati a farlo.

Il tempo ha un suo valore e ogni cosa ha un suo tempo che dobbiamo imparare a rispettare e ad attendere. Come genitori, insegnanti, persone dovremmo imparare a porci una domanda:”Siamo sicuri che correre sia la strategia migliore per vivere? Dobbiamo per forza assecondare una società che ci impone la fretta a tutti i costi?”. Probabilmente no. Rallentare e gustare un po’ di pace permette di trovare il tempo per ascoltare ed ascoltarsi, per dialogare e comprendere  le nostre reciproche narrazioni. Insegnare ad attendere significa rispettare i propri tempi e quelli delle persone che ci circondano così i bambini si prendono il tempo necessario non solo per fare ma soprattutto per rifare. A loro non basta eseguire un’azione una volta, non è il loro obiettivo. Loro amano ripetere.

E’ questo il tempo giusto per educare investendo il proprio tempo nel rispetto del tempo di ognuno.

 

 



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