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La scuola come luogo educativo

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La scuola è, subito dopo la famiglia, la principale agenzia di socializzazione e formazione della personalità del bambino e del preadolescente. Il suo compito fondamentale è fornire gli strumenti necessari per crescere culturalmente, psicologicamente e socialmente, acquisire un certo grado di responsabilità e autonomia e, infine, formare alla cittadinanza e alla vita democratica. La scuola è prima di tutto studio, conoscenza, cultura, apprendimento dei saperi, ma è anche educazione, teatro di crescita civile e di cittadinanza; è luogo in cui nascono e crescono affetti, sentimenti, e si affermano le prime amicizie, che, in molti casi, resteranno per tutta la vita.Ritengo che affinché tutto ciò sia perseguito, è necessario che il percorso scolastico non sia ostacolato da esperienze negative che possono contrastare il compito primario della scuola, impedendo di attingere a quanto essa è in grado di dare ai suoi fruitori. Sin dall’inizio, in definitiva, la scuola è posta di fronte al problema di definirsi come ambiente educativo, e si tratta di decidere se può essere sufficiente interpretare la funzione docente in relazione ai programmi più o meno rinnovati da svolgere o in relazione ai bisogni degli alunni, che in larga misura non sono immediatamente bisogni scolastici, ma esistenziali.

L’alunno costruisce la sua identità anche nell’interazione con figure adulte significative esterne alla famiglia, quindi i contesti scolastici sono tra quelli più importanti da prendere in considerazione in questo processo. Come si sottolinea ormai da più parti, infatti, la qualità della relazione con gli insegnanti è un aspetto di particolare rilievo nel processo di individuazione, per come contribuisce a formare l’immagine di sé dell’alunno.

In altre parole, l’atteggiamento degli insegnanti (espresso dagli scambi comunicativi-relazionali) incide sull’autostima degli studenti, in una fase in cui l’autonomia dagli adulti è una conquista ancora incompiuta, messa spesso in discussione o confermata dalle gratificazioni e/o frustrazioni che ogni studente incontra nei suoi percorsi di apprendimento cognitivo e relazionale.

Una caratteristica della scuola è quella di fornire contesti di relazioni contemporaneamente con adulti e coetanei, e quindi occasioni di sperimentare in più direzioni, ma dentro una cornice diversa dalla famiglia, e più complessa da quella fornita dai contesti informali di socializzazione, le proprie potenzialità cognitive, relazionali e affettive.

La sperimentazione delle proprie abilità e potenzialità, naturalmente avviene anche al di fuori della scuola, ed è necessaria per affrontare i compiti di sviluppo della fase evolutiva. Gli ostacoli incontrati nel superamento di questi compiti sono legati spesso proprio alle difficoltà scolastiche (cognitive, relazionali e affettive), e comunque si riflettono sull’efficacia del percorso scolastico, in molti casi gli adolescenti vivono nella scuola conflitti che non vivono in altri contesti relazionali, soprattutto in famiglia, perché non trovano canali di espressione adeguati.

È quindi importante che gli insegnanti non ignorino l’importanza della qualità della loro relazione con gli studenti come fattore di benessere/malessere, e non sottovalutino la funzione della gratificazione affettiva nel processo di crescita (bisogno di riconoscimento). È auspicabile, inoltre, che l’insegnante riesca a porsi non solo come facilitatore e guida sul piano cognitivo, ma anche come facilitatore sul piano relazionale e affettivo: come figura d’identificazione positiva (adulto che si stima e di cui si ha fiducia). Gli insegnanti possono contribuire a ridurre e a contenere i sensi di colpa con i quali gli adolescenti, più o meno consapevolmente, affrontano l’inizio della separazione dalle figure genitoriali, processo inevitabile e necessario per crescere ma che comporta sempre un prezzo da pagare sul piano affettivo.

Nel periodo dell’infanzia e della preadolescenza il ruolo della scuola, da questo punto di vista, può essere particolarmente importante per il sostegno della crescita e la prevenzione del disagio in quanto:

  • è il luogo dove si possono incontrare bambini e preadolescenti e le loro rispettive famiglie in un’età in cui è diventato difficile coinvolgerli altrimenti, è quindi un bacino di utenza raggiungibile;
  • è un ambiente di riferimento per bambini, preadolescenti e le loro famiglie. La scuola, infatti, pur essendo per gli alunni un luogo che richiede impegno e che può comportare una quota di frustrazione e fatica, è comunque un ambiente che contribuisce alla realizzazione di sé, è un ambiente che “contiene” e che offre una continuità delle relazioni. Per le famiglie la scuola può essere un punto di riferimento che offre occasioni d’incontro e confronto o di sostegno alla funzione genitoriale. In particolare può sollecitare e attivare nei genitori una preoccupazione responsabile verso i figli;
  • un altro aspetto importante è legato alla necessità-opportunità di dare un sostegno alla funzione che gli insegnanti rivestano, accanto a quella dell’insegnamento: essere punto di riferimento per gli alunni portando, talora in modo diretto, talvolta indirettamente, l’esigenza di trovare modelli che integrino quello proposto dai genitori. Anche gli alunni chiedono agli insegnanti di accogliere interrogativi e dubbi che a volte, in famiglia, non possono o non riescono a porre. E’ quindi importante sostenere la capacità degli insegnanti di presentarsi come adulti competenti in grado di affiancare la famiglia nel compito di crescita dei figli.

L’educazione è l’esigenza principale dei bambini e dei ragazzi di questo tempo; questo mi pare possa costituire il senso più profondo della scuola nell’attuale contesto familiare e sociale.

Oggi una tentazione della scuola è di rifugiarsi nella trasmissione di contenuti culturali, che i ragazzi percepiscono come lontani dalla loro vita, dai loro interessi e dalle loro curiosità, inefficaci nel compito di aiutarli nella crescita, di aprire loro orizzonti di senso e speranza; di accontentarsi di una cultura libresca di presentare i contenuti delle diverse discipline uno accanto all’altro, senza lo sforzo di alcuna sintesi. Non si può pensare che alla scuola spetti solo il compito di istruire, interpretato spesso come accumulo di nozioni, difficili da collocare nella vita; né si può pensare che l’istruzione da sé educhi.

Un’altra tentazione della scuola è quella di essere un luogo dove lasciare i ragazzi anche dopo le ore scolastiche così il tempo della loro permanenza in questo luogo si allunga sempre di più. La scuola molto spesso, per tenere i ragazzi impegnati diverse ore al giorno e venire incontro alle esigenze di molti genitori, si occupa di attività extracurriculari che non sono proprie dell’istituzione scolastica.

Se rinuncia alla funzione educativa, la scuola viene meno al suo compito più importante, in cui non può essere sostituita né da internet, né dalla TV, né dalle altre agenzie che danno ai ragazzi una quantità di informazioni più numerose di quelle che possono essere offerte dalla scuola.

Anche la scuola ha il compito di educare, oggi più che mai. Penso che si possa dire che la scuola educa attraverso la cultura, mostrandone il carattere vitale e facendo assaporare ai più giovani la ricchezza che essa ha in ordine alla crescita dell’umanità di ciascuno. La cultura dà gli strumenti per capire la realtà e per interagire con essa; ma dà anche le chiavi per comprendere la propria umanità, nel suo senso e nei suoi valori; dà parole per narrare la propria vita, metterla in comunicazione con gli altri, renderla disponibile al confronto e quindi al suo affinamento e arricchimento.

Oggi la scuola deve affrontare una vera e propria sfida educativa. Una scuola che oggi intende assumere in pieno la sua funzione educativa è una scuola che ripensa complessivamente il suo progetto. Uno dei segnali della crisi dell’educazione nella scuola è nella scarsa disponibilità degli adulti a mettersi in gioco, a fare squadra per costruire un progetto educativo efficace e condiviso.

 



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